Voyages en français

Miroirs4 classes 4 pays 2011-2012

Projet collaboratif entre classes d’Allemagne, d’Espagne, d’Italie et de Grande-Bretagne.

Tapez un mot pour en connaître le sens :

Donna e lavoro

Reportage realizzato daglinell’ambito del progetto 4 classes, 4 pays. Chiara

Lo sviluppo della politica delle pari opportunità in Italia è stato fortemente ritardato rispetto ad altri paesi per diverse ragioni storiche e culturali. L’unità italiana è avvenuta con un’impronta nettamente conservatrice in termini “morali” e giuridici, con uno status della donna subordinato all’autorità maschile. Si delineò, quindi, un quadro d’importante disparità di trattamento per la donna nella vita privata e pubblica, escludendola anche dalla vita lavorativa. Ancora oggi, i dati OCSE 2011 (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sull’occupazione femminile nel nostro paese affermano che soltanto il 46 per cento delle donne ha un lavoro, contro una media del 62 per cento nel mondo, e il nostro paese è davanti solo al Messico, alla Turchia e al Cile.

Una legge recente

In Italia è stata recentemente approvata la legge n.120/2011 che impone alle società quotate una percentuale minima del genere meno rappresentato nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali. È un primo passo, di portata simbolica. Tuttavia sarà necessario sostenere questa impostazione con politiche per la famiglia, di sostegno alla maternità e alla prima infanzia, quali l’aumento di asili nido pubblici e l’obbligo di concedere contratti part-time. Misure pratiche che sono necessarie sia per favorire l’assunzione femminile da parte delle aziende, sia come motore di cambiamento culturale.

Cambiamenti ?

Un segnale positivo viene dai dati sull’istruzione : oggi su 100 ragazzi che si laureano 60 sono ragazze, ed è vero in tutte le discipline, ad eccezione di Ingegneria. Ma se davvero assisteremo a un rinnovamento della società, delle prassi della gestione aziendale, questo porterà anche a migliori equilibri tra ritmi lavorativi e familiari per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Senza considerare l’importanza di avere donne autorevoli come "role model" per le più giovani, oggi più che mai alle prese con discutibili modelli dominanti.

Quote rosa o no ? Cosa ne pensano le donne in politica

Fonti sull’argomento :

http://www.bastadiscriminazioni.it/
http://www.retepariopportunita.it/
http://di-con-per-donne.uniroma2.it/chi-siamo/
http://www.lavoro.gov.it/Lavoro/EuropaLavoro/
http://pariodispare.org/
http://www.consultarodari.org/abstract.html

http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_16/querze-asili-nido_64d9e9ba-1acc-11df-af4a-00144f02aabe.shtml

Et voi, come la pensate ? La situazione italiana vi sembra soddisfacente ?

Frauenquoten am Arbeitsplatz

Reportage erstellt von Frauke und Christiane im Rahmen des mehrsprachigen Projekts "4 classes - 4pays".

Erst Anfang letzten Jahres wurde über die Grundproblematik im Bundestag wieder viel diskutiert. So setzte sich Frau von der Leyen, Bundesministerin für Arbeit und Soziales, für ein Gesetz ein, das eine 30-Prozent-Mindestquote für beide Geschlechter in Aufsichtsräten und Vorständen börsennotierter Unternehmen festlegen sollte. Frauen sollten damit mehr Chancen auf Führungspositionen in einer hauptsächlich männerbestimmten Arbeitswelt der Wirtschaft bekommen.

Doch sind wirklich Mindestquoten nötig, um eine Gleichberechtigung der Frau in der Arbeitswelt herbeizuschaffen ?

Immer wieder wird das Argument genannt, dass Geschäftsleitungen durch Mindestquoten dazu gebracht werden, Frauen nicht aufgrund ihrer Qualifikation auszuwählen, sondern weil sie „Frauen“ sind. Dadurch könne eine Benachteiligung für gut qualifizierte Männer entstehen. Jedoch stellt sich die Frage, nach welchen Maßstäben Qualifikationen in Führungspositionen der Wirtschaft beurteilt werden. Schließlich gibt es ein bestimmtes Werteverständnis in der Gesellschaft, das die allgemeine Beurteilung der Fähigkeiten für Führungspositionen beeinflusst und somit eine Benachteiligung herstellen kann.

Durch ein Überdenken dieses Werteverständnisses unserer Gesellschaft könnte eine andere Beurteilung von Fähigkeiten entstehen und somit mehr Gleichberechtigung. Mindestquoten könnten dazu beitragen, indem sie Frauen ermöglichen, auf Unternehmensspitzen Einfluss zu nehmen. Durch Förderung des weiblichen Geschlechts in Führungspositionen kann ein anderes Bild von Welt und Wirtschaft erzeugt und somit die homogene Unternehmensspitze aufgebrochen werden.

Dieses Umdenken beginnt aber nicht nur bei der Diskussion über Quoten für aktuelle Arbeitsplätze. Es muss ein Umdenken in sämtlichen Ebenen des Lebens erzielt werden, damit es nichts besonderes mehr ist, wenn eine Frau eine Führungsposition einnimmt, sondern Normalität. Ein Umdenken sollte so früh wie möglich im Leben stattfinden, so dass unsere Kinder mit anderen Rollenverhältnissen aufwachsen und für sie keine klassischen Männer- oder Frauenberufe mehr existieren.

Ein interessanter Ansatz dazu, ist eine Diskussion über eine Frauenquote bei LEGO-Figuren, die noch das klassische Rollenverhältnis wiederspiegeln :

Quellen :

http://www.zeit.de/2011/06/01-Frauenquote-Unternehmen

http://www.spiegel.de/wirtschaft/soziales/0,1518,809794,00.html

http://www.zeit.de/karriere/beruf/2011-04/frauenquote-management

Was denken Sie : Sind Mindestquoten nötig, um eine Gleichberechtigung der Frau in der Arbeitswelt herbeizuschaffen ?

Women in the workplace

Report by Nustran, Gill and Tracy as part of the project 4 classes 4 pays.

Breaking into the boardroom

The Facts
Indeed, since 2005, the number of women in FTSE 100 boardrooms has barely increased, standing at just 12.5% in 2011. Experts suggest that it could take as long as 70 years to redress the balance between men and women at the very highest levels of business.

Quote Me

Miriam Gonzáles Durántez, a prominent international lawyer and wife of Deputy Prime Minister, Nick Clegg, states that “the introduction of quotas is the only way to overcome the shortage of women in business and politics” and “Chief Executive Officers must take their social responsibility seriously.” However, opinions remain divided on the question of quotas a a means of addressing inequality.

Breaking through the ‘Glass Ceiling’

Despite the apparent ‘lack of diversity’ at the top of UK firms, almost 100 women WERE appointed as directors of Britain’s largest companies in 2011 – the highest number in a single year. Appointments include Stacey Cartwright joining Glaxo Smith-Kline’s board.

In a special interview for ’Vivre en Aquitaine’, Rebecca Wood, Chief Executive of the national charity ‘Alzheimer’s Research UK’, talks to our reporter Gill Walsh :

Pride and Prejudice

Women continue to scale the heights in professions such as medicine and academia, but their progress has ‘stalled’ in the corporate world of business. Ilene Long, chief executive of Catalyst, blames “entrenched sexism”, claiming that talented female executives are being overlooked in favour of male counterparts, who are more routinely mentored by their companies for top jobs. Yet, 60% of university graduates today are women and their numbers have almost reached saturation point at business and law schools.

Sources

1. Study commissioned by the Department of Business, Innovation and Skills, 2011.

2. Daily Mail City 11 January 2012 "Women breaking into boardrooms"

3. The Times 27 December 2011 "Women’s gains in boardroom lag behind other professions"

4. http://www.dailymail.co.uk/news/article-2068880/Miriam-Clegg-calls-quotas-boost-women-boardroom.html

5. http://www.independent.co.uk/news/business/analysis-and-features/the-women-who-are-breaking-into-the-boardroom-6289688.html

6. http://www.youtube.com/watch?v=aqK5_WMCHq8&feature=fvst

7. http://www.youtube.com/watch?v=CyFbfKimyPg&feature=relmfu

8. www.google.images

So what IS the key to balancing the gender gap in the workplace ?

Miriam Duràntez maintains that "the UK is one of the best places for being a woman" in light of new opportunities arising. Is she right ?

Donna e lavoro

Reportage realizzato daglinell’ambito del progetto 4 classes, 4 pays. Chiara

Lo sviluppo della politica delle pari opportunità in Italia è stato fortemente ritardato rispetto ad altri paesi per diverse ragioni storiche e culturali. L’unità italiana è avvenuta con un’impronta nettamente conservatrice in termini “morali” e giuridici, con uno status della donna subordinato all’autorità maschile. Si delineò, quindi, un quadro d’importante disparità di trattamento per la donna nella vita privata e pubblica, escludendola anche dalla vita lavorativa. Ancora oggi, i dati OCSE 2011 (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sull’occupazione femminile nel nostro paese affermano che soltanto il 46 per cento delle donne ha un lavoro, contro una media del 62 per cento nel mondo, e il nostro paese è davanti solo al Messico, alla Turchia e al Cile.

Una legge recente

In Italia è stata recentemente approvata la legge n.120/2011 che impone alle società quotate una percentuale minima del genere meno rappresentato nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali. È un primo passo, di portata simbolica. Tuttavia sarà necessario sostenere questa impostazione con politiche per la famiglia, di sostegno alla maternità e alla prima infanzia, quali l’aumento di asili nido pubblici e l’obbligo di concedere contratti part-time. Misure pratiche che sono necessarie sia per favorire l’assunzione femminile da parte delle aziende, sia come motore di cambiamento culturale.

Cambiamenti ?

Un segnale positivo viene dai dati sull’istruzione : oggi su 100 ragazzi che si laureano 60 sono ragazze, ed è vero in tutte le discipline, ad eccezione di Ingegneria. Ma se davvero assisteremo a un rinnovamento della società, delle prassi della gestione aziendale, questo porterà anche a migliori equilibri tra ritmi lavorativi e familiari per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Senza considerare l’importanza di avere donne autorevoli come "role model" per le più giovani, oggi più che mai alle prese con discutibili modelli dominanti.

Quote rosa o no ? Cosa ne pensano le donne in politica

Fonti sull’argomento :

http://www.bastadiscriminazioni.it/
http://www.retepariopportunita.it/
http://di-con-per-donne.uniroma2.it/chi-siamo/
http://www.lavoro.gov.it/Lavoro/EuropaLavoro/
http://pariodispare.org/
http://www.consultarodari.org/abstract.html

http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_16/querze-asili-nido_64d9e9ba-1acc-11df-af4a-00144f02aabe.shtml

Et voi, come la pensate ? La situazione italiana vi sembra soddisfacente ?

La mujer en el trabajo

Reportaje realizado por Paqui y Josefina en el marco del proyecto 4 classes, 4 pays.

Antecedentes

En España, la aprobación de la Constitución Española el 6 de diciembre de 1978 supone un punto de inflexión en el reconocimiento de los derechos y libertades de los españoles ; el artículo 1.1. reconoce la igualdad como uno de los valores supremos del ordenamiento jurídico español.

Este valor supremo de la igualdad se concreta en el artículo 14, eje de la garantía jurídica de la igualdad, que al proclamar la igualdad de todos los españoles ante la ley “sin que pueda prevalecer discriminación alguna por razón de nacimiento, raza, sexo o religión, opinión o cualquier otra condición o circunstancia personal o social”

Tras la creación del Instituto de la Mujer en 1983, y un Ministerio de Igualdad en el año 2004, queda dibujado en España el inicio para llegar a la igualdad efectiva de hombres y mujeres. El Ministerio de Igualdad ha venido trabajando en dos áreas fundamentales :

1.Aplicación de la Ley de Igualdad,

2.-Promoción de las mujeres en el ámbito del empleo.

Ley de Igualdad efectiva de mujeres y hombre.-

La Ley Orgánica 3/2007, de 22 de marzo, para la Igualdad efectiva de mujeres y hombres, la cual surge con la intención de acabar con las desigualdades que existen entre mujeres y hombres, estimulando un cambio social de primera magnitud, al entender la igualdad de oportunidades entre mujeres y hombres como un derecho legal, un derecho de ciudadanía.

La Ley transpone al Derecho interno la Directiva 2002/73/CE del Parlamento Europeo y del Consejo, de 23 de septiembre de 2002, relativa a la aplicación del principio de igualdad en lo que se refiere al empleo, a la formación, a la promoción profesional y a las condiciones de trabajo.

Situación actual .-

Según últimos datos recogidos por el Instituto de la mujer, la escasa presencia de mujeres en los órganos de decisión de la vida económica de nuestro país demuestra que la plena incorporación de la mujeres en este ámbito no se ha logrado todavía. De acuerdo con los datos publicados por la Encuesta de Población Activa del tercer trimestre del año 2009, sólo un 32,2% del total de personas en puestos directivos o de gerencia de empresa son mujeres. Hay que destacar que en el año 2009 y debido a la situación de crisis económica, el total de personas que ocupan puestos de dirección y gerencia de empresas ha disminuido respecto a las cifras del año 2008.

En esta discriminación vertical, conocida como “techo de cristal” y que establece límites a la posibilidades de ascenso laboral de las mujeres. Este fenómeno reconoce que se registra una democratización en el acceso a diversos puestos de trabajo por parte de las mujeres, pero advierte que los puestos relacionados con las posibilidades de decisión siguen siendo patrimonio de los hombres. Por eso, es uno de los ejes de actuación que vienen recogidos en el “Plan estratégico de igualdad de oportunidades” (2008-2011) que gestiona el actual Ministerio de Empleo y Seguridad Social, dirigido por una de las cuatro Ministras que componen el actual Gobierno de España.

Romper el techo de cristal.-

Para romper el “techo de cristal” uno de los ejes de actuación consiste en el
“empoderamiento de la mujeres”·, en el sentido de valorar y fortalecer sus formas de hacer, de ejercer el poder y de relacionarse. Con dos vertientes claramente identificadas, una, la capacidad de las mujeres para acceder a aquellos puestos donde se toman decisiones, otra ,la revalorización de la aportación de las mujeres. Todo ello vinculado con la capacidad de las mujeres para adoptar sus propias decisiones.

Este “empoderamiento de las mujeres” requiere el desarrollo del concepto de corresponsabilidad más allá de la conciliación. Si ésta se entiende como la posibilidad de que las mujeres compatibilicen la esfera privada y la pública (laboral, política y social), el concepto de corresponsabilidad se refiere a la necesidad de que hombres y mujeres, titulares de los mismos derechos, se erijan, al tiempo, en responsables de similares deberes y obligaciones en los escenarios público y privado, en el mercado laboral, en las responsabilidades familiares y en la toma de decisiones.

Fuentes :

Ministerio de Empleo y Seguridad Social http://www.meyss.es/

Plan Estratégico de Igualdad de Igualdad de Oportunidades http://www.seigualdad.gob.es/igualdad/planEstrategico/home.htm

Instituto de la Mujer www.inmujer.gob.es

Instituto Nacional de Estadística http://www.ine.es/

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  • Les femmes au travail 5 avril 2013 14:02, par Marina

    Moi je crois que il manque beaucoup pour avoir una egalité dans les postes de travail mais on a avançé depuis quelques année. Aussi je pense qu´on doit avoir un poste de responsabité si on a realisé un bon travail et pas par le sexe.

  • Les femmes au travail 4 avril 2013 23:10, par Eva

    Je ne suis pas de accord avec des quotas mais je crois que, dans cet monde, oú est trés difficile la egalité des femmes dans les enterprises, peut être la unique solution par le moment.
    C´est vrai que les nombres de femmes avec une poste de responsabilité dans la enterprise est bas. Le raison principal est le temps ( beaucoup) qu´on doit consacrer..Comme il ný a pas la méme partition de tâches de ménage entre les hommes et les femmes dans la famille, elles normalment ne peuvent pas concilier la vie professionelle et familier.

  • Les femmes au travail 3 avril 2013 21:38, par MARIE

    Je pense que seulement l’idée de l’établissement des quotas est déjàune irrégulierité parmi l’homme et la femme. On doit prendre le plus preparé pour le travail indépendantement du sexe et, naturellement, le salaire doit être le même pour eux.
    A mon avis et lamentablement, nous, les femmes sommes toujours obligées á prouver notre capacité. C’est la preuve que nous avons en avant une large carriére.

  • Les femmes au travail 27 mars 2013 15:37, par Andrea

    Je crois que l’élection d’une personne pour occuper un emploi ne devrait pas dépendre de si cette personne est un homme ou une femme. Il faut dépendre seulement de sa capacité. MAIS, c´est vrai que quand il n’y a pas de femmes aux postes de direction des grandes entreprises espagnoles (bon, un seul, le président des supermarchés "Dia") Il y a un problème de discrimination et il devrait avoir un quota.

  • Les femmes au travail 19 mars 2013 15:44, par Rocío

    Moi je suis d’accord avec Yolanda, je trouve des arguments aussi bien en faveur que contre les quotas.
    D’une part, il est juste de favoriser les minorités (ici les femmes)dans des sociétés très machistes mais d’autre part l’efficacité et le mérite doivent être présents entre les critères d’accès aux postes de direction.

  • Les femmes au travail 14 mars 2013 15:53, par carlos et Yolanda

    Avant d’avoir une opinion fondée sur le système de quotas pour aider a briser le plafond de verre dans les entreprises et dans d’autres lieux de travail en Europe, il serait intéressant de connaître l’impact des système de quotas adoptés anterieurement dans d’autres pays et domaines. Par example les Etats-Unis ont institué depuis plusieurs decennies des systeme de quotas pour integrer les minorités raciales dans les universités, l’administration, etc.
    Quelqu’un a des informations sur ce sujet ?
    Carlos

    Moi, je pense qu’effectivement une discrimination existe dans les entreprises mais, a mon avis, c’est surtout au niveau du salaire. Pour un même poste il faut qu’une femme gagne le mème salaire qu’un homme.
    Le danger des quotas pour les postes de direction c’est qu’on a le risque de donner le poste à une femme qui n’est pas competente.
    Yolanda

  • Les femmes au travail 9 mars 2013 10:37, par AC

    Pour compléter ce que dit Lucia, dans le privé, les écarts de salaires entre hommes et femmes existent bel et bien en Europe et encore en 2013. D’après les statistiques récentes, l’écart moyen en France serait d’environ 20%, il serait de 14% en Italie et de 30% en Espagne.

    Voici pour compléter un extrait d’un article de l’Expansion en date du 26 juin 2012 :
    "En 2010, une femme gagne en moyenne 19,7% de moins que son homologue masculin. Et plus elle peut prétendre à un salaire élevé, plus la différence avec les homme s’accroît : elle passe ainsi de -8,5 % dans la tranche des 10% de salaires les plus faibles à 23,2% dans celle des 10% les plus élevés et même 36% chez le dernier pourcent des salariés les mieux payés. En corrigeant les effets de structure, l’écart de salaire entre hommes et femmes est encore de 10,7%. Cet écart se réduit d’année en année, mais à un rythme très lent : il était, en 2001 proche de 21,5%."

  • Les femmes au travail 8 mars 2013 16:23, par Lucia

    Je travaille dans une administration publique en Espagne et en général les salaires sont les mêmes pour les hommes et les femmes mais ils sont très bas, beaucoup plus bas que dans le reste de l’Europe. J’ai lu l’article en espagnol et c’est vrai qu’il ya encore peu de femmes dans les postes clés. C’est pareil en Angleterre d’après l’article en anglais. Nous devons encore faire du chemin en Europe. Je vous souhaite une bonne journée de la femme !

  • Donna e lavoro 18 novembre 2012 17:38

    De quel pays venez-vous ? D’après vous la situation est-elle identique dans tous les pays d’Europe ?

  • Donna e lavoro 18 novembre 2012 16:58

    c’est un éclat que, même aujourd’hui, la situation doive être celle-ci, les salaires et le travail soient si mal reparties...c’est pas vrai que la femme a plus de temps libre que l’homme : c’est elle qui fait toujours les ménages et s’occupe le plus des enfants ! On doit compter que la femme est aussi mère et donc on devrait l’aider plus avec les salaires